Fotografare per passione
Oggi voglio raccontarvi la storia di una fotografa di strada, purtroppo, non molto conosciuta, ma che ha saputo immortalare ogni dettaglio della vita quotidiana in modo unico.
Si tratta di Vivian Maier, una donna la cui arte è stata scoperta solo dopo la sua morte, ma che ha lasciato un segno indelebile nel mondo della street photography.


La scoperta
Vivian Maier ha scattato oltre 150.000 fotografie durante la sua vita, ma la sua opera è rimasta in gran parte nascosta fino a quando, dopo la sua morte nel 2009, un piccolo archivio è stato messo all’asta. Questo archivio, contenente negativi, stampe, registrazioni audio e persino pellicole da 8 mm, è stato acquistato da un uomo di nome John Maloof, che ha cominciato a pubblicare le immagini di Vivian nel 2009.
Da quel momento, l’interesse per il suo lavoro è cresciuto in modo esponenziale, portando alla realizzazione del documentario Finding Vivian Maier e alla monografia Vivian Maier: A Photographer Found.



Ma chi era Vivian?
Nata a New York nel 1926, Maier ha passato gran parte della sua giovinezza in Francia, dove ha scoperto la fotografia. Tornata negli Stati Uniti nel 1951, ha iniziato a lavorare come tata per famiglie benestanti, ma nel suo tempo libero ha sviluppato una passione sempre più forte per la fotografia.
Scattava con una Rolleiflex, e nel 1956 si trasferì a Chicago dove, nonostante la sua vita impegnata, trovò il tempo di coltivare il suo amore per l’arte fotografica. Durante gli anni ’70, passò a scattare fotografie a colori, ma il suo vero talento si esprimeva nelle foto in bianco e nero, spesso scattate senza che i soggetti ne fossero consapevoli.


I suoi scatti
Le sue foto ci raccontano molto più di semplici istanti: sono una finestra sull’umanità, sui piccoli gesti e sull’architettura che compone il paesaggio urbano.
Ogni scatto racconta una storia, un frammento di vita che sembra sospeso nel tempo. Eppure, Vivian scattava senza alcuna aspettativa di fama. Non era una fotografa professionista: scattava per sé stessa, per il piacere di immortalare il mondo che la circondava, senza mai cercare approvazione. La sua passione non dipendeva da un pubblico, ma dal desiderio intimo di esplorare la realtà attraverso l’obiettivo.
Ciò che trovo particolarmente interessante nello stile di Vivian è la sua capacità di cogliere l’essenza di ogni scena con pochi scatti, cercando sempre di trovare la composizione perfetta.




La personale ricerca:
fotografare per sé stessi
Molte delle sue immagini sono il risultato di una riflessione e di una ricerca, spesso non superando un singolo scatto per ogni scena.
A volte, quando un momento era davvero speciale, poteva dedicare anche più inquadrature, ma sempre con una grande attenzione e una certa discrezione nei confronti dei suoi soggetti. Fotografava con discrezione, senza mai invadere lo spazio delle persone. Questo è uno degli aspetti che rende il suo lavoro tanto affascinante: l’intimità che riusciva a creare con l’osservato, pur rimanendo invisibile.
Vivian Maier ci insegna una lezione importante: fotografare per sé stessi. In un’epoca in cui siamo costantemente alla ricerca di approvazione sui social media, è fondamentale ricordare che la fotografia è prima di tutto una forma di espressione personale.
I suoi autoritratti sono straordinari, semplici eppure ricchi di significato. Ci mostrano che, anche nei momenti in cui la strada sembra priva di soggetti, possiamo sempre trovare qualcosa di interessante in noi stessi: la nostra ombra, il riflesso su una vetrina, il nostro volto che emerge in un angolo nascosto. Fotografare noi stessi non solo stimola la creatività, ma ci aiuta anche a entrare in sintonia con il mondo che ci circonda, anche quando sembra sfuggirci.



Scattare il più possibile
Un altro insegnamento che ci arriva dal suo lavoro è la prolificità. Vivian ha accumulato centinaia di migliaia di fotografie, molte delle quali non sono mai state sviluppate. Questa prodigalità, forse dovuta alle difficoltà economiche che ha vissuto, ci mostra l’importanza di non fermarsi mai.
La perseveranza nel fotografare è ciò che ci aiuta a crescere come artisti. Non è importante se ogni scatto risulta perfetto: è l’esperienza che conta.


Sperimentare
Vivian Maier, pur essendo una fotografa autodidatta e amatoriale, ci mostra che non è necessario essere professionisti per fare arte. Il suo lavoro quotidiano come tata non le ha impedito di coltivare la sua passione per la fotografia. In effetti, proprio il suo lavoro ha permesso a Vivian di scattare senza la pressione di dover fare soldi con le sue immagini.
Così facendo, è riuscita a mantenere intatta la sua libertà artistica, una libertà che molti fotografi professionisti non riescono più a vivere, impegnati come sono nella gestione di un business.
Vivian Maier ci ha lasciato un patrimonio fotografico straordinario, ma forse il suo insegnamento più grande è che la fotografia è un atto di esplorazione personale. Fotografiamo per noi stessi, senza paura di fallire, e soprattutto senza preoccuparci di essere notati. Se arrivano il riconoscimento e la fama, bene; altrimenti, continuiamo a scattare per il puro piacere di farlo.



Per concludere
Vivian Maier, fotografa di strada scoperta solo dopo la sua morte, ha immortalato la vita quotidiana con una spontaneità unica. Scattava per sé stessa, senza cercare fama, e ci ha insegnato una lezione fondamentale: fotografa per te stesso. La sua Rolleiflex catturava istanti in modo discreto e profondo, dimostrando che la fotografia è fatta di perseveranza, non di perfezione.
Non era una professionista, ma una passione che cresceva nel suo lavoro quotidiano. Vivian ci ricorda che la fotografia è libertà e creatività, e che non serve essere notati per fare arte. Scatta per il piacere di farlo!
vi lasciamo anche il suo sito personale per approfondimenti:
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